1996: Pierflavio Gallina Barolo 1989 Riserva Villero
Pierflavio Gallina, nato nel 1948 a Santo Stefano Belbo, ha centrato l’intera produzione sui temi della vite e del vino.
Il critico de “La Stampa” Marco Rosci definì così il suo lavoro: “…le foglie, i tralci della vite, oltre alle spighe di grano, al sole, alla luna, agli arcobaleni, rappresentano addirittura gli archetipi della sua arte…”.
Ancor prima dell’etichetta, realizzammo con l’artista una singolare operazione nel vigneto Scarrone, che stavamo per sostituire perché ormai troppo vecchio. Pitturando con diversi colori molto vivaci – “apparizioni gialle e rosse, azzurre e viola, ottenute per una specie di virtù alchemica” – i vecchi tralci, ed inserendo tra le viti lastre metalliche e grandi ruote solari, Gallina ha inteso dar vita ad una vera e propria “rigenerazione del vigneto”, ad un continuo tra la sua distruzione e la sua rinascita.
“La vite – scrive l’Artista – è materia che conserva nella sua forma la memoria del vissuto. L’arte consiste nel rilevare l’energia espressa in forma. La rigenerazione creata passa tra la distruzione e la rinascita della vigna e la vite torna ad essere per mezzo del rito e del lavoro compiuto…”.
Da questa personalissima concezione del rapporto tra arte e vino, che ha portato Gallina a realizzare nel 1992 un nuovo intervento, questa volta nelle vigne di Robert Mondavi nella Napa Valley, è nata l’etichetta per 1.910 bottiglie, 85 Magnum e 12 Doppi Magnum del Barolo Riserva Villero 1989.
Un Percorso sperimentale creato con tecnica mista e l’uso di materiali differenti, che si può efficacemente descrivere con le parole del critico Lorenzo Mondo: “la vite, perlopiù spoglia e potata, ridotta alla forza sbilenca del tronco o del ceppo, diventa il segno allusivo di una realtà diversa. La vite come gioiello barbarico”.